Angelo Belletti e Alessandro Mainardi. Volume in brossura di 160 pagine con fotografie in b/n. Il rione di Porta San Pietro visto con gli occhi di due novantenni, ma raccontato con spirito giovanile.

Nella Galliate di fine anni Venti del secolo scorso vivono Sandro e Angelo, due bambini. Sono amici. Hanno la stessa età e abitano nello stesso rione (quello di Porta San Pietro), uno davanti al convento delle Orsoline, l’altro vicino alla fermata del tramvai, sull’allea.

Due bambini come tanti, con le gioie, le curiosità, i sogni, le debolezze, le paure di tanti altri bambini. Vivono la loro infanzia in un periodo caratterizzato dal lungo crepuscolo di quella civiltà contadina che per secoli aveva plasmato la vita del borgo, dalla diffusione delle industrie tessili che assorbono sempre più manodopera, dal tumultuoso affermarsi di nuovi modelli di vita sociale che sconvolgono consolidate abitudini e tradizioni.

Comun denominatore della loro narrazione, il rione di Porta San Pietro, quel cantón d’in Pòrtasinpê che li ha visti nascere e diventare adulti.

Ne è uscito, come scrive nella prefazione Anna Cardano, “un quadro complementare, in cui le diverse personalità dei due autori trovano il modo di esprimersi con le proprie caratteristiche”, integrandosi earricchendosi a vicenda. La delicata “poetica degli oggetti e l’impressionismo della memoria” di Alessandro Mainardi, va così a completare “il gusto narrativo e la satira di antico novelliere” di Angelo Belletti: se quest’ultimo si lascia sovente distrarre da divagazioni dotte, sarcastiche o ironiche, l’altro preferisce ricorrere a una narrazione spezzata, essenziale, a tratti lirica (non a caso i suoi ricordi “in prosa” sono intervallati da delicate poesie dai toni elegiaci).

Due diversi modi di raccontare, due diversi modi di far rivivere oggi l’ambiente comune in cui sono cresciuti.

Alle tante immagini di un passato che le loro memorie ci danno la possibilità di gustare in queste pagine, ricordi così unici ma anche così simili a quelli di tanti loro coetanei, fa da efficace chiusa una lunga poesia di Antonio Garzulano, forse il più grande poeta in vernacolo che Galliate abbia avuto, anch’egli coscritto di Belletti e Mainardi, anch’egli nato e cresciuto in Pòrtasinpê, anch’egli tra i fondatori del Gruppo Dialettale.

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